Mawaki: un viaggio solidale tra difficoltà e bisogni a sostegno dei bambini della Tanzania

Di Team Splitit - Scritto il

 

Oggi nel salotto virtuale di Splitted siamo lieti di raccontare la storia di Alessandro e Miriam e della Onlus "Mawaki" a sostegno dei bambini della Tanzania. Questa raccolta fondi solidale ci ha colpito particolarmente, non solo per il progetto in sè e per gli obiettivi che vuole realizzare, ma soprattutto per la passione e per il forte desiderio di aiutare davvero i bambini in difficoltà dell'Africa, che abbiamo immediatamente notato interagendo con i nostri ospiti virtuali. 

 

Ciao Alessandro e Miriam, sappiamo che Mawaki è una Onlus nata in Tanzania ed è volta a migliorare la vita quotidiana delle comunità locali. Ma da dove proviene il nome Mawaki? e come nasce la Onlus?


La nostra è un’organizzazione non governativa fondata da un gruppo di cittadini del villaggio di Ng’uruhe (più comunemente conosciuto come Pomerini) in provincia di Kilolo, regione di Iringa al centro sud della Tanzania, che è stata riconosciuta ufficialmente dal governo tanzaniano il 30/01/2004. 

Il nome Mawaki è l’acronimo di Shirika la “Maendeleo ya watu wa Kilolo” (trad. Associazione per lo sviluppo della Provincia di Kilolo); è nata dal desiderio di una piccola comunità desiderosa di mettersi insieme per ottenere un miglioramento delle condizioni nel campo della salute, dell’educazione, dell’economia ed intervenire a sostegno del settore primario. Quella che allora era una piccola comunità, oggi conta sempre più persone, provenienti da diversi villaggi sparsi sull’altopiano, che hanno deciso di diventare soci; secondo gli ultimi dati (novembre 2016) i soci attivi sono circa 650.



È difficile a livello organizzativo e burocratico fondare una ONG come la vostra? Potresti dirci quali sono state le difficoltà più grandi lungo il cammino?

Vi dico innanzitutto che noi non siamo tra i fondatori, tra i quali invece c’è vi è anche il missionario italiano Marino Boldrini (fra Paolo dei frati minori rinnovati); io (Alessandro) sono socio dal 2004 e ricopro la funzione di ambasciatore per l’associazione, mentre lei (Miriam) è una simpatizzante. Tuttavia ho seguito l’iter burocratico del suo riconoscimento e posso dirvi che la burocrazia è uguale a tutte le latitudini.

L’aspetto più complicato dell’intero iter è rappresentato dal fatto che l’andare svariate volte (tipico degli iter burocratici) presso gli uffici per ricevere l’accreditamento e il riconoscimento, in Tanzania, ovviamente nasconde difficoltà maggiori come ad esempio la distanza dagli uffici preposti, la difficoltà di comunicazione anche telefonica con gli stessi, fino ai più “simpatici”, come l’assenza di energia elettrica giusto nel momento in cui devono stampare un documento, o assenza di carta per la stampante…

 


Quali obiettivi avete già raggiunto? e quali sono quelli futuri?

I progetti conclusi durante questi primi dodici anni o ancora attualmente in corso riguardano progetti ad esclusivo servizio della popolazione e progetti a servizio della popolazione e generatori di reddito per lo sviluppo delle attività dell’associazione. Tra i primi vanno annoverati quelli nel campo della salute, tra cui rivestono particolare importanza quelli a sostegno dei soggetti affetti da HIV (trasporto presso centri di cura e di informazione, erogazione di un supplemento alimentare e prodotti di igiene), quelli a sostegno dei diversamente abili e quelli attinenti al miglioramento delle strutture sanitarie.
Nel campo dell’istruzione siamo intervenuti costruendo e gestendo asili, migliorando le strutture delle scuole elementari e secondarie, costruendo e gestendo il Dabaga Institute of Agriculture, istituto superiore di agraria, fornendo borse di studio in favore di studenti con problemi economici. Nel settore primario siamo intervenuti fornendo sostegno ad agricoltori, allevatori ed apicoltori.


Tra i progetti a servizio della popolazione e generatori di reddito annoveriamo quello che possiamo indicare col nome “filiera del legno”, con il quale è stato realizzato un vivaio che annualmente è in grado di produrre più di 100.000 piantine. Le piante una volta pronte per il taglio vengono vendute o direttamente trasformate in assi con la nostra attrezzatura. Infine la falegnameria trasforma le assi in arredamenti, in particolare per le strutture realizzate da mawaki, ma anche per scuole, dispensari, uffici pubblici. La falegnameria offre anche un prezioso servizio agli artigiani locali che possono venire per piallare e lavorare il legno. Per correttezza e trasparenza ci teniamo a far presente come sia stato possibile raggiungere tanti dei risultati sopra elencati anche grazie all’aiuto di tante associazioni, organizzazioni (italiane e non) e di tanti altri amici e collaboratori “senza etichetta” che nel tempo hanno collaborato con Mawaki.

Per quanto concerne il futuro, beh, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Vorrei poter dire che le cose che ci sarebbero da fare sono poche, ma purtroppo non è così. Ogni giorno cerchiamo di assicurare sempre migliori condizioni di vita per la popolazione, tuttavia i bisogni e le necessità sono molteplici e tutte di primaria importanza.

 

 

Mawaki

 

 

Grazie a nome di tutto il nostro Team per esservi affidati a Splitted per la raccolta fondi volta a sostenere Mawaki, come vi state trovando e qual è l' obiettivo nello specifico della vostra raccolta?


Grazie a voi, che ci avete dato la possibilità di far conoscere la nostra realtà “africana” e la nostra iniziativa, abbiamo trovato nel vostro team grande professionalità e sostegno. Grazie alla colletta online che abbiamo creato con voi, stiamo cercando di trovare i fondi per un progetto che ci sta particolarmente a cuore: la gestione di un centro di accoglienza per bambini diversamente abili.

In particolare, con le quote raccolte speriamo di poter apportare delle modifiche strutturali e funzionali (acquisto di ausili sanitari e di materiale per la stimolazione sia cognitiva che fisica, materiale psicomotorio, sensoriale, ludico, cartaceo etc) ed ottenere un sensibile miglioramento delle cure. Il centro, ad oggi, ospita circa 30 bambini, molti dei quali orfani; per coloro che purtroppo vivono questa condizione o che provengono da villaggi più distanti, il centro rappresenta anche la loro casa, con le conseguenti spese di vitto e alloggio. necessarie. Il progetto comprende anche il pagamento degli operatori sanitari, la copertura delle spese di viaggio per recarsi negli ospedali e le relative visite specialistiche. Mi sembra doveroso ringraziare l’associazione Nyumba Ali che è stata l’iniziatrice del progetto e l’associazione Smile to Africa che ha finanziato una delle strutture che ci ospita.

Come è facile notare, c’è molto da fare, ma noi siamo certi di riuscirci. Aiutare i più piccoli e i meno fortunati, rappresenta per noi un dovere civico e morale, nonché una grandissima occasione di entrare a contatto con tante persone meravigliose da cui abbiamo tanto da imparare soprattutto in tema di dignità e genuinità. La Tanzania, ma l’Africa in generale è un’esperienza che ti cambia dentro, ed un posto in cui “si può fare”, per chi ha voglia di fare.

Grazie mille di tutto.

Alessandro e Miriam

 

 

Mawaki

 

 

 

 

 

 

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