Cibo e università: i 5 pasti malsani dello studente fuorisede

Di Diana Pettinato - Scritto il

Si dice sempre che la frase tipica di ogni donna sia “Ho l’armadio pieno e non ho ancora niente da mettere”, ma cosa succede quando ad essere vuota è la dispensa e non si ha davvero nulla da mangiare?
Questa è una realtà a cui gli studenti universitari fuorisede sono abituati, specialmente a fine mese, momento in cui la spesa fatta comincia a dare segni di cedimento, così come il tuo portafogli, pieno soltanto di monetine marroni da 5 centesimi e di inutili tessere fedeltà di vari supermercati.
Che si fa in questi casi?
Ripensando ai miei anni da studente fuorisede e a quello che ho visto succedere in casa mia e a casa dei miei compagni di università, mi è venuto abbastanza semplice stilare una lista di pasti malsani a cui ogni studente fuorisede è ricorso almeno una volta (anzi alcuni rappresentano dei veri e propri evergreen).

 

Uova

Costano poco, sono proteine, non bisogna essere uno chef per cucinarle affinché siano edibili.
Unico svantaggio: come la mamma ci ha insegnato, se ne possono mangiare al massimo due per volta, e nemmeno così tanto spesso.
Il problema, quindi, si pone quando abbiamo una fame atavica e ci tocca rassegnarci all’idea che il nostro pasto si ridurrà a quelle due misere uova che riusciamo, senza fatica, a tenere sul palmo di una mano.
Ci viene quindi l’idea geniale: aggiungere qualche spezia per renderle più appetitose. Da dove spuntino fuori queste fantomatiche spezie effettivamente nessuno lo sa, è probabile che si tramandino di coinquilino in coinquilino da qualche lustro.
Il risultato è che cambia il colore delle uova strapazzate che mettiamo nel piatto (rosso, giallo, marrone fino a verde), ma il sapore è praticamente sempre lo stesso, e l’unico risultato vero ottenuto sarà quello di aver stimolato il nostro stomaco, che continuerà a chiederci altro cibo che noi non saremo in grado di dargli.

 

Toast

A inizio mese i nostri toast sono pieni di ogni ben di Dio reperito al supermercato: affettati, formaggi, salse, insalata. E ci sentiamo abbastanza soddisfatti di noi stessi quando addentiamo la nostra creazione, convinti di stare consumando un insuperabile pasto completo.
Ma la gioia viene presto meno quando, già a metà mese, di tutto il companatico che avevamo a disposizione è rimasta solo una tristissima sottiletta. Cominciamo quindi a provare abbinamenti sempre più arditi, tipo sottiletta e ketchup, convincendoci di trovarli buoni e cercando di non pensare a come saranno le settimane successive.
Nella seconda metà del mese, infatti, il toast è fatto solo con pancarrè, che si incolla al palato e si incastra a metà esofago, costringendovi a consumare preziosa acqua di rubinetto per buttarlo giù.

Pizza surgelata

Se i diamanti sono i migliori amici di una ragazza, le pizze surgelate sono le migliori amiche dello studente fuori sede. Non ti deludono mai, hanno sempre lo stesso ottimo sapore di cartone un po’ umido e sono sempre lì ad aspettarti quando torni alle 4 di mattina e sei preda di un attacco di fame impossibile da placare.
E così, di colpo, la farina egiziana, il pomodoro cinese e la mozzarella slovena ci catapultano nel cuore di Napoli, tanto che possiamo quasi sentire il suono lontano di un mandolino.

 

Kebab

La cena di gala, concessa una volta ogni tanto.
Il tre stelle Michelin degli universitari si chiama kebabbaro (soprattutto se dentro ci si fanno mettere anche le patatine fritte): è il giorno in cui siamo nello spendere, al kebab accoppiamo una morettona, assecondando l’istinto ad ingerire soltanto alimenti che gonfiano.
Ma il momento migliore è il gran finale prima dei saluti, con timbro sulla tesserina fedeltà (almeno una utile) per raggiungere il decimo kebab omaggio, il mitologico panino gratuito che arriverà soltanto al termine della carriera universitaria.

Pasta col tonno

Praticamente se non l’hai mai mangiata non ti danno la laurea.
Ad anni di distanza, le papille gustative di ogni studente universitario frizzano al sentire l’odore del tonno e il cuore gli diventa così tenero da potersi tagliare con un grissino ripensando alle serate passate tra ripassone e untume degli spaghetti al tonno. Perché, anche se è inspiegabile fisicamente, questo tipo di pasta passa dall’essere secca e in ingoiabile all’essere così unta che non riesci nemmeno ad avvolgerla con la forchetta.

E se pensate di poter risolvere il problema invitando i vostri amici “ricchi” a casa per scroccare una cena, nella speranza che portino da mangiare, vi sbagliate di grosso.
Si presenteranno con valanghe di lattine di birra e con qualche bottiglia di vino scadente, ma con niente da piazzare sotto i denti.
Una buona soluzione, quindi, potrebbe essere quella di mettere da parte qualche soldo per regalarvi, insieme ai vostri degni amici malnutriti, una bella cena fuori.

Il problema è che, conservando i soldi nel cassetto dei calzini, si finisce inevitabilmente per spenderli, quindi perché non affidate a Splitted la raccolta quote per la vostra cena sana e completa? Splitted, infatti, è la colletta digitale adatta ad ogni occasione, sicura e pratica, che vi permette di gestire le vostre spese di gruppo con un semplice click.

Diana Pettinato
#Bio

Catanese di nascita e di spirito, abita attualmente a Milano. Medico per vocazione, nel tempo libero si diverte a preparare dolci e a scattare foto, pubblicandole dopo su Instagram. Ha un'insana passione per le torte di mele, i cappelli, le tazze, il Natale e i viaggi. Ama leggere, andare alle mostre e guardare i film (anche se alla fine guarda sempre gli stessi). Punti fermi: la sua famiglia, i suoi amici e la voglia di sorridere sempre. Sogni nel cassetto: studiare a Parigi e aver un cane di nome Paul Anka.